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Omicidio di Arcangelo Correra

Omicidio Arcangelo Correra, le indagini: la pistola e il proiettile di calibro diverso

La provenienza dell’arma che ha ucciso Arcangelo Correra è uno degli elementi fondamentali dell’inchiesta: si dovrà capire se è stata trovata o se era già in possesso di Renato Caiafa.
A cura di Nico Falco
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Il proiettile rinvenuto sul luogo del ferimento
Il proiettile rinvenuto sul luogo del ferimento
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Una Beretta calibro 9×21, arrivata da chissà dove e finita chissà come tra le mani di Renato Caiafa, che ha sparato e ha centrato alla fronte Arcangelo Correra, uccidendolo. E un proiettile a terra che potrebbe non essere legato alla vicenda: è di un calibro diverso. Sono i punti su cui stanno lavorando gli inquirenti per fare luce sulla morte del 18enne napoletano. L'arma è considerata clandestina perché la matricola è stata cancellata e si dovrà capire se è stata trovata pochi minuti prima della tragedia, come sostiene il ragazzo reo confesso, o se, al contrario, era già nelle disponibilità del giovane.

La morte di Arcangelo Correra a Napoli

Il 18enne è stato ferito gravemente poco prima delle 5 di sabato in piazzetta Sedil Capuano, adiacente a via dei Tribunali. A portarlo in ospedale sono stati gli amici, in scooter. Poche ore dopo, intorno alle 11, il decesso. Renato Caiafa, dopo aver accompagnato l'amico in ospedale, è inizialmente fuggito, per poi presentarsi in Questura, convinto da una zia; è stato ascoltato insieme all'amico che era con lui.

Ha parlato di un incidente: il colpo sarebbe partito per errore mentre si stavano passando la pistola, avrebbe scarrellato e l'arma avrebbe sparato. Al momento Caiafa, 19 anni, è in carcere con l'accusa di porto e ricettazione di arma ed è indagato a piede libero per omicidio.

Sequestrata la pistola calibro 9×21

L'accusa di ricettazione è scattata proprio perché è impossibile risalire alla provenienza dell'arma in quanto il numero seriale è stato abraso. L'arma verrà esaminata nei laboratori della Scientifica alla ricerca di riscontri, per appurare se sia stata utilizzata in altri fatti di sangue.

Potrebbe invece non essere direttamente collegato all'episodio il proiettile rinvenuto a terra sul luogo del ferimento mortale: si tratta di un proiettile di calibro diverso, probabilmente un 38 per revolver o un 22 Long Rifle, le cui dimensioni non sono compatibili col tipo di pistola utilizzato. Resta da capire per quale motivo fosse proprio lì e da quanto.

L'arma trovata sulla ruota di un'automobile

Anna Elia, madre di Renato Caiafa, ha raccontato che il figlio le ha detto di avere trovato quella pistola con gli amici poco prima; sarebbe stata nascosta su un'automobile parcheggiata, nello spazio tra lo pneumatico e la carrozzeria. La stessa versione che il giovane ha raccontato agli inquirenti: ha detto di non sapere nemmeno se fosse un'arma vera, di non avere mai maneggiato una pistola.

Il 19enne, inizialmente difeso dall'avvocato Annalisa Recano, è ora assistito dall'avvocato Giuseppe De Gregorio, lo stesso che aveva seguito la famiglia per la vicenda del fratello, Luigi Caiafa, ucciso durante una rapina da un poliziotto (la cui posizione è stata successivamente archiviata) nell'ottobre 2020.

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